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Tipologia di pianta | Castagno |
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La produzione italiana è di oltre 500.000 quintali e rappresenta la metà della produzione europea, mentre a livello mondiale domina la produzione cinese con oltre 10 milioni di quintali ma di specie orientali, diverse dalle varietà europee appartenenti alla specie Castanea sativa, notoriamente di migliore qualità.
Da circa una ventina di anni la castanicoltura ha segnato, nel nostro Paese, un’interessante ripresa. Numerosi vecchi castagneti da frutto sono stati sottoposti ad una potatura di ringiovanimento, l’infezione del cancro della corteccia ha registrato una fase di regresso mentre le quotazioni del mercato per il prodotto di pregio (marroni e frutti degli ibridi) sono oggi particolarmente remunerative ed allettanti per i produttori.
La ripresa della castanicoltura ha fatto si che, a fianco della vecchia forma di coltivazione del castagno, emergesse il concetto del frutteto specializzato, costituito da varietà destinate a rifornire un mercato di èlite per il consumo fresco e alla industria di trasformazione dei prodotti dolciari pregiati.
Il mercato fresco esige dei frutti di grossa pezzatura (caldarroste, ballotte, spasimati, ecc.), mentre l’industria di trasformazione necessita di frutti che si prestino ad una facile pelatura e che consentano la trasformazione in sciroppati, canditi e “marron glacè”.
Per ambedue le destinazioni i “marroni” sono i frutti più richiesti e meglio pagati.
Purtroppo da una decina di anni è presente in Italia il cinipide, un pericoloso parassita importato dalla Cina, inizialmente segnalato in provincia di Cuneo e ora diffuso su tutto il territorio nazionale.
Si tratta di un imenottero che colpisce i germogli e ne atrofizza la crescita impedendo così anche la fioritura femminile compromettendo seriamente la produzione.
I lanci di un parassita naturale importato dal Giappone (Torymus sinensis) sembrano dare buoni risultati e, in prospettiva, consentire il contenimento dei danni.
Tipologia di pianta | Castagno |
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